Gesù incontra sua madre

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Una madre è un essere che dice con tutta se stessa al figlio: “Tu vivrai!”. Tutto ciò che una madre fa per un figlio è a favore della sua vita, della sua gioia, della sua crescita. E non solo quello che fa ma anche quello che pensa, quello che sogna. E nemmeno solo quello che pensa o sogna, anche quello che non fa perché vi rinuncia volentieri. Per questo, il pensiero più insopportabile per una madre è di sopravvivere al figlio. Lei che è stata la promessa per eccellenza per il figlio fin dall’inizio; lei che è stata il “gradino” terreno sul quale il figlio ha potuto cominciare ad appoggiare i suoi piedi, riposare, sentirsi protetto e desiderato; lei che lo ha accolto e, facendolo nascere, lo ha incoraggiato a entrare nel mondo. Lei che, dandogli la vita, è come se gli avesse detto: “Eccoti ora nella più bella avventura! Fidati, vedrai che bello stare al mondo!”. Lei, come può sopportare il pensiero che il figlio muoia? Come può sopportare il vedere il figlio pieno di ferite, rifiutato, disprezzato?
Ecco: questa è la spada – prevista dal vecchio Simeone un giorno lontano nel tempio di Gerusalemme – che trapassa il cuore della madre, di Maria quando incontra il figlio sulla strada che porta al Calvario. Maria non solo piange la croce del figlio ma la condivide. Quante volte Gesù aveva chiesto ai suoi discepoli di stare, di rimanere nei suoi comandamenti, nella sua parola! Maria è colei che sta: Stabat Mater.
Io credo che luce che scende dall’alto ci parli del Padre che nel Figlio soffre la passione e salva l’umanità. Quella luce è già promessa di risurrezione, non solo per la madre ma per tutti coloro che tentano di condividere con Gesù il suo Calvario; per tutti coloro che tentano di non vivere una vita isolata ma cercano di condividerla con tutti i poveri del mondo, i condannati, gli emarginati, gli incompresi.
Maria, piccola donna, quasi bambina, sta davanti al Figlio con il quel dolore che viene dal desiderio inestirpabile di non assistere alla sua morte ma anche con la sua irriducibile volontà di non abbandonarlo: e così impara il mistero dell’amore che si compie nel dono di sé, nello stare con tutta se stessa dove non avrebbe voluto. Impara così il dono di sé, il sacrificio come espressione più alta dell’amore. Di fronte al mistero del dolore siamo tutti come bambini piccoli, che non sanno niente e che, solo se condividono la passione di Gesù, potranno imparare ad amare.
Don Giampaolo

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