
«Noi anziani che mondo abbiamo creato per i giovani? Abbiamo fallito nel creare un mondo in cui i giovani potessero lavorare, creare strade per la loro vita. Occorrerebbe, da parte nostra, una solenne richiesta di perdono ai giovani. Abbiamo creato un mondo in cui i giovani fanno fatica a inserirsi. I giovani hanno l’impressione che nel mondo non ci sia posto per loro. Forse abbiamo dato loro troppe cose inutili, o li abbiamo privati di possibilità. Come’è possibile parlare di discernimento quando tanti giovani nel mondo non hanno alcuna possibilità di scelta, quando fin da piccoli la loro vita è programmata perché debbano lottare per la sopravvivenza o scappare via dai loro Paesi?».
Sono queste alcune delle parole del gesuita Paolo Bizzetti, dette in occasione dell’incontro del Sinodo dei giovani del 24 Ottobre e conclusosi domenica 28 Ottobre; sono parole forti che riprendono la difficoltà della Chiesa a farsi compagna di viaggio dei giovani nella società di oggi. Ma come mai la chiesa si sta interrogando su questo? Nella società odierna la Chiesa è veramente “vecchia”? Il soffermarsi su questo argomento non è altro che la risposta alle molteplici lettere giunte alla Chiesa da parte dei giovani stessi, i quali a loro volta si sono domandati come Essa non sia veramente a loro misura. In seguito volgiamo riportare alcune righe estrapolate dalle lettere dei giovani:
“Tra i primi la nostra storia di giovani cattolici ci consegna tutte quelle realtà, spesso legate al mondo ecclesiale, in cui siamo cresciuti e ci siamo formati: pensiamo all’oratorio, alla parrocchia, al mondo dell’associazionismo, alle società sportive e al volontariato. Sono stati luoghi in cui ci siamo sentiti riconosciuti, dentro
i quali abbiamo visto nascere e crescere relazioni significative, in cui abbiamo incontrato educatori e punti di riferimento. Qui abbiamo imparato a porci domande, ad esprimere pareri, ad essere protagonisti nel mondo in cui viviamo. Siamo grati e riconoscenti verso questi luoghi, che sono per noi oggi ambiti di servizio, ma al contempo non ci sentiamo capiti fino in fondo…
Da giovani vorremmo urlare che non è vero che siamo cinici e indifferenti: coltiviamo desideri di giustizia, pace e fraternità; portiamo nel cuore il desiderio di un mondo migliore. Vorremmo seguire l’invito del Papa ad una “Chiesa in uscita”, una Chiesa che sappia andare verso quelle periferie della società e dello spirito.
Purtroppo, però spesso questo desiderio si scontra con il muro di un mondo di difficile comprensione. A volte “non sappiamo come fare!”, ci sentiamo soli di fronte all’immensità di questo compito. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a interpretare la realtà e le questioni d’attualità con la lente di ingrandimento del Vangelo!
Nel documento finale del Sinodo vi è affermato che è Gesù Cristo, la sua verità e il suo amore, il vero compimento del giovane; per questo non si tratta di creare una nuova chiesa per i giovani, bensì di riscoprire con loro la giovinezza nella Chiesa.
Sinodalità: giovani e adulti non sono due partiti uno di fronte all’altro, ma parte di uno stesso corpo.
