PRENDI DEL TEMPO PER TE! -sportello psicologico

Da quest’anno nasce in oratorio lo sportello di ascolto e sostegno psicologico rivolto a bambini, adolescenti e genitori. 

Lo sportello di ascolto psicologico, vuole essere uno spazio in cui i diversi utenti possono esprimere i loro vissuti in totale libertà. La definizione di “sportello di ascolto” rende necessaria la sua connotazione non specificatamente terapeutica: è uno spazio nel quale si propone un colloquio di breve durata rivolto a persone che non presentano gravi situazioni di psicopatologia. I soggetti sono liberi di interagire con la figura della psicologa avendo la possibilità di creare una relazione di aiuto. 

Il percorso offerto comprende i primi tre incontri gratuiti, della durata di 45 minuti. Chiunque fosse interessato chiediamo di contattare direttamente la professionista via telefono o mail. 

psico

Ricordami

“Ricordami
Dovunque tu sarai
Lo sai che devi fare se
Non sono insieme a te
Ascolta la canzone e tu
Sarai vicino a me”

-Da Canzone “Ricordami” del film Coco –

La Disney ci ha fatto un film di animazione che ha vinto un premio Oscar come miglior film di animazione 2017; molti cantanti hanno scritto canzoni bellissime che sono rimaste nella mente di molti come “Gocce di memoria” di Giorgia, scritta per il film “La finestra di fronte” di Ferzan Ozpetek, o “Puoi sentirmi ancora” dei Pooh, che parla di una donna scomparsa forse troppo presto; e noi non possiamo fare altro che usare il nostro cuore e riportarli alla mente in un giorno particolare dell’anno, il 2 Novembre, il giorno di commemorazione dei Defunti. 

 

Ebbene si, stiamo parlando di tutte quelle persone che hanno lasciato luminifisicamente la nostra vita, ma che continuano ad abitarla nel nostro cuore, ne lo dia de los muertos, come direbbe Coco. 

Mi sono chiesta se sia giusto ricordarsi di queste persone, dei nostri cari, solo in occasione di un preciso giorno all’anno; quando ero piccola in occasione del ponte del primo di Novembre era abitudine andare al cimitero per accendere un cero, portare dei fiori freschi e dire una preghiera, e come me vedevo tanti altri che lo facevano. Anche loro, come me, però, non capivano perchè lo stavano facendo, perchè dovevano passare quel giorno in un cimitero, faticando a camminare di corsa sui ciottoli dei vialetti con i vasi di crisantemi in mano e cercando nella borsa un fazzolettino di carta per pulire la foto, ormai scolorita e sporca posta al centro della lapide. Quello che più mi sconcertava, però, è che io ero una bambina di 7/8 anni, mentre loro erano adulti e anziani. 

Porto nel cuore una domanda: ” come da cristiani ricordiamo i nostri cari?”

Credo che la risposta sia da cercare dentroCoco di noi, prendiamoci del tempo, e quando ci troviamo a guardare quella fotografia sbiadita e impolverata, pensiamo che non possiamo ricordarci di loro una volta all’anno visto che loro ci sono accanto ogni giorno. 

 

Una giovane dell’oratorio

Una Chiesa anche per giovani – Sinodo dei Giovani 2018

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«Noi anziani che mondo abbiamo creato per i giovani? Abbiamo fallito nel creare un mondo in cui i giovani potessero lavorare, creare strade per la loro vita. Occorrerebbe, da parte nostra, una solenne richiesta di perdono ai giovani. Abbiamo creato un mondo in cui i giovani fanno fatica a inserirsi. I giovani hanno l’impressione che nel mondo non ci sia posto per loro. Forse abbiamo dato loro troppe cose inutili, o li abbiamo privati di possibilità. Come’è possibile parlare di discernimento quando tanti giovani nel mondo non hanno alcuna possibilità di scelta, quando fin da piccoli la loro vita è programmata perché debbano lottare per la sopravvivenza o scappare via dai loro Paesi?».

Sono queste alcune delle parole del gesuita Paolo Bizzetti, dette in occasione dell’incontro del Sinodo dei giovani del 24 Ottobre e conclusosi domenica 28 Ottobre; sono parole forti che  riprendono la difficoltà della Chiesa a farsi compagna di viaggio dei giovani nella società di oggi. Ma come mai la chiesa si sta interrogando su questo? Nella società odierna la Chiesa è veramente “vecchia”? Il soffermarsi su questo argomento non è altro che la risposta alle molteplici lettere giunte alla Chiesa da parte dei giovani stessi, i quali a loro volta si sono domandati come Essa non sia veramente a loro misura. In seguito volgiamo riportare alcune righe estrapolate dalle lettere dei giovani:

“Tra i primi la nostra storia di giovani cattolici ci consegna tutte quelle realtà, spesso legate al mondo ecclesiale, in cui siamo cresciuti e ci siamo formati: pensiamo all’oratorio, alla parrocchia, al mondo dell’associazionismo, alle società sportive e al volontariato. Sono stati luoghi in cui ci siamo sentiti riconosciuti, dentropope-francis-signs2_2478148 i quali abbiamo visto nascere e crescere relazioni significative, in cui abbiamo incontrato educatori e punti di riferimento. Qui abbiamo imparato a porci domande, ad esprimere pareri, ad essere protagonisti nel mondo in cui viviamo. Siamo grati e riconoscenti verso questi luoghi, che sono per noi oggi ambiti di servizio, ma al contempo non ci sentiamo capiti fino in fondo… 

Da giovani vorremmo urlare che non è vero che siamo cinici e indifferenti: coltiviamo desideri di giustizia, pace e fraternità; portiamo nel cuore il desiderio di un mondo migliore. Vorremmo seguire l’invito del Papa ad una “Chiesa in uscita”, una Chiesa che sappia andare verso quelle periferie della società e dello spirito.

Purtroppo, però spesso questo desiderio si scontra con il muro di un mondo di difficile comprensione. A volte “non sappiamo come fare!”, ci sentiamo soli di fronte all’immensità di questo compito. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a interpretare la realtà e le questioni d’attualità con la lente di ingrandimento del Vangelo!

Nel documento finale del Sinodo vi è affermato che è Gesù Cristo, la sua verità e il suo amore, il vero compimento del giovane; per questo non si tratta di creare una nuova chiesa per i giovani, bensì di riscoprire con loro la giovinezza nella Chiesa.

Sinodalità: giovani e adulti non sono due partiti uno di fronte all’altro, ma parte di uno stesso corpo.

Papa-Giovani-Sinodo

Ragazzi che giocano con il fuoco

“Lo chiamano «blackout»: una corda al collo da stringere fino a sfiorare il soffocamento, per ottenere lo sballo provocato dall’ossigeno che torna di colpo al cervello. Un ragazzo di quattordici anni è morto così. Un altro è invece volato dal tetto di un centro commerciale, in cerca del selfie perfetto. Lui di anni ne aveva quindici. Sono alcuni dei recenti fatti di cronaca relativi a ragazzi che, per sentirsi vivi, vanno a caccia di emozioni esplosive, dinamiti di adrenalina scaturite dalla sollecitazione dell’istinto di sopravvivenza. Perché cercano la vita sfiorando la morte? Non conoscono un modo di sentirsi vivi a contatto con la vita? All’adrenalinica e incerta sopravvivenza si può sostituire la «sopra-vivenza» , cioè una vita che possiede ricchezza di senso e stabilitá?”

(Da Letti da rifare , Alessandro D’Avenia)

Vogliamo provare a rispondere a queste domande con un breve percorso, rivolto a tutti i genitori che hanno figli in età evolutiva.

In collaborazione con Fondazione per la Famiglia Profumo di Betania Saronno e Consultorio il Caminetto Bruzzano abbiamo pensato a due incontri che saranno venerdì 16 e venerdì 23 novembre, h 20.30 in oratorio, dal titolo “Ragazzi che giocano col fuoco”.

volantino ufficiale (1)

VI ASPETTIAMO!

 

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