“C’è fretta nell’aria” alla giornata mondiale della gioventù

Dal 1° Agosto al 6 Agosto dell’anno passato, si è svolta a Lisbona la 37ª edizione della Giornata Mondiale della Gioventù (gmg). Cos’è la gmg? Tante cose si potrebbero dire su questo evento di portata mondiale: la gmg è evangelizzazione, è incontro, è testimonianza, è dialogo, è pellegrinaggio… per comodità diremo che è “semplicemente” l’incontro tra i giovani provenienti da tutto il mondo e il Papa. Effettivamente questa edizione ha avuto una partecipazione che ha toccato nel suo picco il milione e mezzo di persone, provenienti da quasi 200 Paesi diversi in tutto il mondo. Il tema scelto da Papa Francesco – “Maria si alzò e andò in fretta”, dal vangelo di Luca, ripreso dal titolo dell’inno: “Ha Pressa no Ar” (trad. c’è fretta nell’aria) – descrive sinteticamente la fretta, che non è ansia, di Maria nel farsi trovare pronta con il suo “Sì” alla chiamata del Signore. Tutti i momenti attraverso i quali si è svolta la gmg sono ruotati intorno a questo tema.

Gli oratori di San Giovanni Battista di Bicocca e di Gesù Divino lavoratore hanno partecipato all’evento insieme ai giovani dell’oratorio San Martino di Niguarda, terzetto che condivide anche il percorso di catechesi per il gruppo giovani. Andando per punti, i momenti da citare sono: la festa degli italiani – ha rappresentato un momento di festa, durante il quale tutti gli oratori italiani presenti hanno potuto festeggiare l’inizio dell’evento, cantando e ballando senza pensieri per la testa, con un momento di preghiera conclusivo –, la messa di apertura – è stato un momento forte in cui Papa Francesco, come sempre, ha dimostrato come, a volte, basti urlare qualche parola per parlare direttamente al cuore delle persone –, la via crucis – particolarmente apprezzata, era improntata in maniera artistica (quasi teatrale) e impreziosita da alcune testimonianze di fede –, i rise-up – sono stati momenti di catechesi svoltisi per tre giorni consecutivi, divisi in gruppi da una decina di oratori ciascuno, con l’importante presenza di alcuni vescovi (pensiamo al vescovo di Milano, di Pavia, di Cuneo e di Aqui) – e, infine, la messa di chiusura di Papa Francesco – preceduta dalla veglia della sera precedente, con un’attesa durata tutta la notte, tutti insieme, sotto un cielo aperto.

L’importante partecipazione numerica ha fatto sì che ci fosse un’atmosfera entusiasta e un clima di festa: è stato bello cercare di riconoscere o scoprire bandiere di Paesi mai sentiti nominare, o informarsi sulla provenienza di ciascuno spiccicando qualche parola in inglese. È altresì difficile raccontare ulteriormente l’evento, perché ognuno l’ha vissuto in modo personale, oltre che diverso. Una cosa si può, però, dire con certezza: chi, vedendo le immagini di Lisbona da casa propria, ha pensato che quelle piazze fossero piene di persone uguali tra di loro, con gli stessi valori e con lo stesso scopo, si sbaglia. Il milione e mezzo di persone era un mare totalmente eterogeneo di persone: il momento di unione di differenze profonde non solo tra le diverse culture, ma soprattutto all’interno della stessa cultura. Ognuno era lì in quanto mosso da qualcosa di diverso: ricondurre tutto alla fede sarebbe troppo facile. Se c’è qualcosa che ha accomunato tutti è sicuramente il ribollire dentro ciascuno di domande e dubbi, magari anche di qualche certezza. Qualcuno è tornato a casa con le risposte che cercava, qualcuno soddisfatto di ciò che ha avuto, altri ancora, magari, con più dubbi di prima – si potrebbe dire che anche questa sia fede.

Proprio in considerazione della pluralità di forze giovanili presenti, non avrebbe senso classificare i singoli eventi analizzando cosa abbia funzionato e cosa no: viste le diverse sensibilità, sarebbe impossibile mettere d’accordo tutti. Se c’è una cosa che, invece, si può dire, questa riguarda la parola “gioventù”, presente oltretutto nel nome dell’evento. I giovani hanno bisogno di qualcuno che parli “con loro”, non di qualcuno che parli “di loro”: sono due cose diverse. È facile riconoscere chi parla dei giovani: solitamente si sopraeleva rispetto agli interlocutori, parla per ore insegnando a questi come si viva la fede, pretendendo non solo di essere ascoltato, ma anche che tutti prendano quanto dice come fosse un corollario. Queste persone non fanno altro che allontanare i ragazzi dalla fede. Ma allora, come si fa a riconoscere chi parla con i giovani? Facile: Papa Francesco che a Lisbona urla “non dovete avere paura” oppure “la Chiesa è di tutti”.

A cura di Manuele Nozza

Comunicare è l’ingrediente principale per stare insieme: vogliamo sapere dell’altro, vogliamo dire di noi.
Eppure non sempre viene bene, soprattutto non viene facile! Ci vuole coraggio a dirsi e ad accogliere il dire dell’altro; anche in famiglia, dove ci vogliamo bene.

In questo percorso potremo condividere questa esperienza per riflettere, per trovare nuove strade, per sentirci meno soli.

Vi aspettiamo!

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