“Sono qui a lodarti, qui per adorarti, qui per dirti che tu sei il mio Dio”

Sulle note di questo canto sono cominciati gli incontri, tenuti da don Antonio, per i bambini del catechismo.
Abbiamo riflettuto insieme sul significato dell’Epifania, in particolare sulla figura dei Magi.
- Chi sono i Magi e quanti sono?
- Quali doni portano?
- Perché provarono una grande gioia?
Tre semplici domande a cui i nostri ragazzi hanno risposto con estrema semplicità e spontaneità forti di quello che hanno sempre sentito dire e vissuto ma tante certezze si sono trasformate…
- I Magi, che per tradizione sono tre e di cui pensiamo di conoscere anche i loro nomi, in realtà pare fossero molti di più. Il Vangelo infatti ci parla di alcuni Magi provenienti da Oriente ma non ne specifica il numero. Attirano però l’attenzione del re Erode che ne resta turbato…questo ci fa presupporre che fossero molti di più di tre e che probabilmente avevano anche un seguito con loro.
Venivano da lontano ma non tutti dallo stesso posto e non avendo navigatore né orologio, è impossibile fossero arrivati tutti insieme. Si spiega così la preoccupazione del re nel vedere tanta gente che per mesi (forse anni) andava cercando il re dei Giudei.
- Portarono tre doni: oro, incenso e mirra.
Oro donato di solito ai re, per indicare la regalità di Gesù.
Incenso che veniva bruciato agli dei per sottolineare la divinità di Gesù.
Mirra, olio che veniva utilizzato per la sepoltura dei cadaveri, per ricordare che Gesù sarebbe morto per la salvezza degli uomini.
Tre doni molto diversi che però sono simboli che ci fanno capire già chi è Gesù.
- Quando i Magi provarono una grande gioia? Non di fronte a Gesù che all’apparenza era un bambino uguale a tutti gli altri ma quando videro la stella che li precedeva fermarsi sopra il luogo dove si trovava il bambino. E’ la stella che provoca un’esplosione di gioia nel cuore dei Magi, perché questi uomini sapienti hanno avuto bisogno di un segno per riconoscere Gesù.
Tutti noi abbiamo bisogno di segni, la nostra Fede è fatta di segni.
Dobbiamo aprire gli occhi e il cuore per imparare a riconoscerli.