E’ lunedì pomeriggio e mi sto preparando per l’incontro settimanale di catechismo.
E’ una grande responsabilità andare ad annunciare il Vangelo, e come sempre mi si affollano alla mente mille interrogativi: sarò capace di trovare le parole giuste? Sarò una fedele interprete della Parola? Riuscirò a trasmettere la bellezza dell’incontro con Gesù?
Per fortuna arriva l’ora di uscire e accantono tutte queste domande e mi affido allo Spirito Santo che senz’altro saprà accompagnarmi e guidarmi.
In aula mi aspettano dodici bambini scalmanati che dopo otto ore di scuola esplodono come piccoli fuochi di artificio facendomi rammaricare di non aver a suo tempo imparato a fare uno di quei fischi laceranti che si ottengono con l’indice e il pollice in bocca.
Finalmente riesco ad ottenere il silenzio e a porgere loro la Parola e, quasi per incanto, gli occhi si sgranano e le bocche si schiudono quasi a voler succhiare questo messaggio che da oltre duemila anni ancora riesce ad avvincere, conquistare, meravigliare e ad aprire un mondo nuovo e nuovi orizzonti.
Ed ecco si compie un altro prodigio: attraverso i loro commenti e le loro domande la Parola ritorna a me arricchita dalla loro semplicità, dal loro fiducioso abbandono, dalla meraviglia e diventano loro i miei catechisti.
– P. –