Oggi per noi giovani una questione seria da affrontare è la crisi della vocazione. Con questo termine non vogliamo intendere che dobbiamo farci tutti preti o suore, bensì, con il termine vocazione, vogliamo intendere la fatica a pensare tutta la nostra vita come un progetto più grande di quello che noi stessi potremmo disegnare. Possiamo pensare alla nostra quotidianità come ad un continuo avviso di chiamata, intessuto in una rete di relazioni più forte di quello che potremmo intessere da soli; la vocazione è scoprire con chiarezza la nostra identità e viverla ogni giorno in tutti gli ambiti della nostra vita.
Molte volte ci chiediamo se riusciremo mai a trovare un nostro posto nel mondo. Tra i Vip di Hollywood, tra gli atleti da record, tra i grandi imprenditori, tra i grandi della storia, o semplicemente tra coloro che combattono per un mondo migliore, esisterà un angolo per noi? Questo posto c’è, nessuno è senza! Per ciascuno Dio ha un disegno singolare. La questione è riconoscerlo e viverlo.
In occasione del prossimo Sinodo dei Vescovi sui giovani, quest’anno cercheremo di partecipare attivamente al cammino sinodale interrogandoci sulla nostra vocazione.
I padri del deserto insegnavano con sapienza: ” se qualcuno perde dell’oro o dell’argento potrà ritrovarlo, ma se perde un’occasione non potrà ritrovarla”. L’occasione è il mio bene e la mia gioia che si manifestano e si incarnano nella mia vita. L’occasione è la nostra stessa vocazione, cioè la pienezza della nostra esistenza. Nel nostro cammino cercheremo di riconoscere, vivere, rinnovare ogni giorno la nostra vocazione, che è più di una scelta o di un mestiere, è la strada.
cit. Bortolo Umberti, Vivere: infinito presente.