Il lenzuolo di lino ci appare come l’abito della morte,
prende la forma del corpo
di Gesù, la forma della croce.
La madre, le donne, gli amici piangono.
Proviamo a metterci insieme a loro,
fuori dal sepolcro:
“E adesso? Lui non c’è più.
Che cosa facciamo,
chi siamo senza di lui?”.
Dietro la pietra rotolata, le viscere della terra
si predispongono a trattenere
il suo cadavere per sempre;
nel buio che lo inghiotte, le bende
imbevute di mirra e di aloe nulla potranno
contro la corruzione della carne.
Ma in questa tomba abita Dio.
Lì c’è rinchiuso il segreto della sua sovrabbondanza d’amore,
il senso
del nascere e del morire di ogni uomo,
il seme maturato
nello spendersi senza ritorno.
Il chicco di grano caduto a terra
è pronto ad esplodere
con la forza di un big bang,
con la potenza della creazione.
La promessa della resurrezione
è penetrata nelle tenebre
e le inonda già di frammenti di luce.
Il sepolcro di Gesù allora è il grembo che dà forma
all’uomo nuovo,
è la culla dell’umanità salvata,
rinata a immagine di Dio,
splendente della sua gloria.
Entriamoci con coraggio,
prendiamoci dimora…
una vita di fede passa di sicuro
attraverso una tomba
sigillata dal silenzio e dalla morte.
Nel cuore che si apre alla conversione,
avviene come in questo sepolcro:
l’amore di Dio
è bastevole alla speranza,
il freddo e l’oscurità sono vinti,
la morte è spogliata della sua sindone
e lascia il posto alla vita che non teme né dolori né tramonti.
Angela