“Io non sono un re!” – esclama il principe Albert, detto Bertie, a Lionel Logue, il suo logopedista. Lui non è un re; il re legittimo è suo fratello maggiore, quello a cui il trono spetta di diritto, e che, soprattutto, riesce a fare un discorso senza balbettare, al contrario di lui. Regnare sembra a Bertie un’impresa impossibile, una fatica immensa quanto pronunciare una frase senza che gli si attorcigli la lingua: perché deve farlo lui?
Eppure, Bertie è chiamato proprio a quel compito; con l’aiuto del suo terapista e amico Lionel, prenderà atto dei suoi limiti, affronterà le difficoltà e sarà re.
La storia del re Giorgio VI, raccontata nel film “Il discorso del re”, non sembra così distante dalle nostre vite. Ognuno di noi è chiamato a essere qualcosa, a ricoprire degli incarichi e a svolgere dei compiti che ci sembrano troppo grandi per noi; e la tentazione è quella di scappare dicendo “Io non sono un re!”, ossia “Non è cosa per me!”, “Non ce la faccio, è troppo difficile”. Per noi, come per Bertie, la strada che porta alla nostra realizzazione è piena di ostacoli: i nostri difetti, i nostri limiti sembrano impedirci di rispondere alla chiamata. In questo, non siamo soli; anche Gesù ha vissuto la stessa cosa, ha dovuto caricarsi sulle spalle una croce troppo pesante, al punto da fargli dire: “Signore, passi da me questo calice”.
La chiamata comporta fatica; ma allora, perché rispondere? Perché non vivere “una vita in vacanza”, come recita l’omonima canzone che ha gareggiato a Sanremo? La risposta è nella canzone stessa: nella vita in vacanza “non c’è nulla che avanza”, tutto è sempre uguale e non si può vivere una vita davvero piena: la vita che Dio ha pensato per noi.
Per vivere una vita piena bisogna rispondere alla chiamata: e Gesù ci insegna che la ricompensa è molto più grande della fatica: dopo la morte c’è sempre la Resurrezione. La bellezza e la pienezza che sperimentiamo se facciamo ciò a cui Lui ci ha chiamati, attraverso le doti che ci ha dato, sono più grandi delle fatiche che incontreremo nel cammino. La sofferenza della Croce si trasforma in vita; quel legno grazie a Gesù diventa un albero, legno vivo che porta frutto.